Proseguendo con la mia riflessione sulla capacità che le persone hanno di attrarre, mi sono accorto che una delle componenti del magnetismo di ciascuno è quella di non lamentarsi.

Non si tratta di pensiero positivo o di approccio ottimista, si tratta di avere un atteggiamento di responsabilità nei confronti di quello che ci accade, tanto è vero che si capisce probabilmente di più al negativo: la tesi è quindi che chi si lamenta non è davvero interessante agli occhi degli altri.

Il lamento è generalmente inteso come una espressione, a volte continua o frequente, di rammarico, di insoddisfazione o di risentimento verso una situazione che vorremmo diversa da quella che è. Preferisco circoscrivere il lamento rispetto alla propria zona di influenza: ci sono infatti situazioni sulle quali possiamo intervenire, che possiamo modificare e che possiamo cambiare, e ci sono situazioni che esulano dalle nostre possibilità, o sulle quali -meglio- abbiamo meno facilità ad intervenire. Ebbene il lamento peggiore, quello che impedisce ad una persona di essere magnetica ed attrarre a se non solo altre persone ma anche opportunità e successo, è quello relativo alla propria zona di influenza, che anzi in genere degrada rapidamente in una spirale di solitudine e di auto-commiserazione.

C’è un vecchio adagio che recita “il forte soffre senza lagnarsi, il debole si lagna senza soffrire”: senza entrare nella valutazione delle sofferenza, che esula dall’intento di queste righe, riflettevo sull’origine della lamentela e sul perchè di fatto lamentarsi allontana gli altri, e sono arrivato alla considerazione che chi si lamenta per un qualsiasi evento, di fatto non riesce a prendersi alcuna responsabilità di fronte a quell’evento lì, e preferisce esternare la sua impotenza che intraprendere una qualsiasi azione che lo faccia diventare “protagonista” di quell’evento. La mia conclusione è che chi si lamenta si sente di fatto impotente, o incapace di cambiare la situazione per la quale si lamenta. E per questo non risulta interessante: non ci sentiamo attratti da chi è immobile, ma da chi fà, da chi si adopera, da chi si sforza, anche soffrendo a volte, da chi sperimenta una soluzione per un problema, e non da chi ha un problema per ogni soluzione.

Il lamento è quindi la manifestazione dell’impotenza. Certamente non possiamo avere potere su tutto, ma a volte ci si lamenta anche della situazione di cui saremmo padroni o sulla quale potremmo intervenire. Questa reazione non solo non risolve il nostro disagio – che anzi cresce e degenera in auto-commiserazione e quindi in solitudine – ma ingigantisce il problema di cui siamo schiavi.

Durante i miei speech amo far riflettere le persone su una definizione della parola problema che amo particolarmente: è una situazione che ha una soluzione. Altrimenti non sarebbe un problema, piuttosto uno stato. e lo stato non dobbiamo risolverlo, ma affrontarlo ed accettarlo. Ma se il problema ha una soluzione, la cosa più efficace da fare non è forse darsi da fare per cercarla, piuttosto che scivolare nel lamento? E se per cercare una soluzione io devo imparare cose nuove, modificare alcuni dei miei atteggiamenti, imparare di più, evolvermi come persone e come professionista, non è questa una grande leva magnetica nei confronti degli altri? E del successo?

Prova, e se ti va fammi sapere nei commenti cosa ne pensi…Alla prossima!

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