La solitudine è troppo spesso considerata con accento negativo, come se per essere felici sia indispensabile avere persone intorno. E’ ritenuta una delle paure più grandi della società moderna. Invece, al contrario, costituisce un’opportunità di crescita e realizzazione personale e professionale indispensabile per avere successo nella vita, qualsiasi cosa si intenda per successo.

Quasi fosse una condanna, un supplizio, un castigo da evitare a tutti i costi, si cerca di esorcizzarla in molti modi, tra i quali il principale è quello di cercare la compagnia di altri esseri umani, unicamente come riempitivo del proprio vuoto interiore piuttosto che come scelta consapevole di vicinanza fisica, comunione spirituale o intimità emotiva con quella determinata persona.

Alcuni surrogano il proprio vuoto col lavoro, con le droghe, con l’alcool, o altre forme più o meno velate di dipendenza, in uno sforzo continuo ed estenuante di colmare la propria interiorità con punti di riferimento esterni che non saranno mai in grado di completarci.

Oggi purtroppo la solitudine è spesso sinonimo di isolamento, inteso come incapacità di comunicare e interagire con i propri simili, frutto deteriore dell’alienazione dei tempi moderni, in cui gli individui, fagocitati dagli impegni e incalzati dai ritmi frenetici, sembrano aver smarrito il senso profondo delle cose.

È il risultato dell’ egocentrismo e dell’individualismo esasperato, di alcune dinamiche sociali che ci hanno portato a contrapporci in maniera competitiva o addirittura ostile, facendoci perdere di vista l’empatia e l’autenticità dei rapporti umani.

Invece, sopratutto per un imprenditore, non è così.
Ci sono due questioni importanti circa la solitudine da tenere presenti.

1- L’imprenditore non si sente solo, è solo.

Nelle decisioni importanti, ma anche nelle decisioni di tutti i giorni, l’imprenditore è di fatto solo nel prenderle, e qualsiasi tentativo di spostare il decisionismo a verso l’accordo democratico e condiviso minano il successo dell’impresa.
Ci sono – ben inteso – circostanze in cui è indispensabile sentire il parere di altri, per comprendere meglio, per tenere in considerazione più fattori rispetto a quelli evidenti per se, per ispirare e motivare.

Ma quando c’è da decidere su una qualsiasi questione, se la decisione deve essere presa, la deve prendere solo lui. Altrimenti correrebbe il rischio di perdere alcune delle caratteristiche del leader, con danni gravissimi per l’organizzazione. Certo deve costruire una struttura che sull’operativo decida per lui, ma anche questo è il risultato di decisioni solitarie: chi promuovere, cosa delegare, come, etc.

 

2- La solitudine è indispensabile perchè chiarisce

Anticamente la solitudine era considerata una condizione privilegiata, uno stato dell’essere in cui far fiorire la propria individualità. Solitudine deriva infatti dal latino ‘sollus’, cioè intero, ad indicare la posizione di chi basta a sé stesso e non ha bisogno d’altro per completarsi.

La persona sola era un individuo perfettamente compiuto, indipendente e autonomo, che non ricercava all’esterno il proprio equilibrio interiore. Da questa accezione positiva della solitudine deriva anche la nota espressione beata solitudo, sola beatitudo (beata solitudine, sola beatitudine).Inoltre la possibilità di crescita e auto-realizzazione personale offerta dalla solitudine costruttiva è stata sottolineata praticamente da tutte le dottrine filosofiche e religiose di ogni tempo e luogo.

La solitudine è quindi  un momento indispensabile per la serenità e la crescita armoniosa di ogni individuo, contribuendo alla costruzione di rapporti sinceri e legami duraturi. Non è un vuoto da riempire, come spesso si pensa al giorno d’oggi, ma uno spazio ricco di significato e di opportunità da cogliere.

Quando si è soli si è più obiettivi, si può ottenere più lucidità nel guardare le cose, e si può riflettere molto più serenamente e profondamente.

Ecco perchè la solitudine, lungi dall’essere una condanna, può diventare una benedizione

Da dove cominciare?

Non so, posso dirti da dove ho cominciato io. Ho cominciato a riflettere sul perchè la solitudine pesa.

E la risposta che mi sono dato è che pesa perchè quando sono solo con me stesso, non ho altri da analizzare, giudicare, guardare, amare che me stesso. Il primo passo per amare la solitudine è comnciare ad amare chi nella solitudine è con te.

Amare non vuol dire che si sia sempre d’accordo: amare se stessi vuol dire accettarsi per come si è ed iniziare il percorso verso ciò che si vorrebbe diventare.

Questo è – per me – il grande valore della solitudine.

Beata solitudo, sola beatitudo