Le modalità con cui ho cominciato, nel lontano 2010, la mia avventura da consulente prima, e d imprenditore poi, possono fornite utili indicazioni a coloro i quali si sentono ad un bivio nel proprio lavoro.

Perchè già intorno all’inizio del 2009 avevo cominciato a percepire un incontenibile desiderio di fare di più. Lavoravo per una multinazionale affermata, avevo una posizione interessante, dei colleghi e dei riporti affidabili ma sentivo che volevo di più.

Sopratutto, sentivo che sarei riuscito a fare più di quello che potevo fare nella mia posizione. Sia in termini di apporto i valore al mercato, sia in termini di ritorno per me. Cioè, sentivo che potevo fare meglio di quello che riuscivo a fare li, e guadagnare di più.

Sicché, con tanta incoscienza, proprio quando in Europa ed in Italia si cominciava a sentire forte il morso della recessione, ho scritto la lettera di licenziamento, ho aspettato i mesi di preavviso e mi sono recato allo sportello dell’agenzia delle entrate della mia città, ho compilato un foglio, pagato 100€ ed ho ricevuto, il 20 febbraio 2020 la partita iva come studio di ingegneria.

L’ho fatto subito, nonostante sapessi di avere a disposizione 1 mese dall’inizio dell’attività, perchè volevo essere in regola. A posto.

Essendo iscritto all’ordine degli ingegneri questa definizione era (è, perchè la mia partita iva è ancora attiva, viva e “fatturante”) quella che poteva coprire le attività che avevo in mente.

Approposito, cosa avevo in mente? In realtà non era chiarissimo: sapevo di avere un profilo difficilmente rivendibile in una piccola città come Gubbio ad un unica impresa, quindi ho cominciato cercare più aziende che mi permettessero di fare quello che sapevo fare meglio: vendere la mia faccia, vendere la mia affidabilità. Vendere.

Il mio sogno era riuscire a migliorare le aziende con la mia esperienza.

Portare quel qualcosa in più capace di far crescere margini e fatturato. Apportare quel “segreto”, fare quella “cosa” che avrebbe consentito all’imprenditore di dire, o anche solo pensare, “che fortuna ho avuto ad incontrarlo”. Una spinta forte.

Uno dei primi che si offrì di darmi una mano – perchè di questo (ora da imprenditore lo capisco)  si trattava: investire tempo su una persona che stava cominciando – uno dei primi, dicevo, fu un piccolo imprenditore di informatica della provincia romana, che possedeva una sgangherata società software sulle rive di un famoso lago laziale, e da smanettone (avendo parenti ricchi) aveva creato un piccolo ERP gestionale che stava adattando per la sanità privata: dentisti, dermatologi, etc. Non lo stava vendendo. Mi proposi di venderlo io.

Primo lavoro: venditore – quasi – porta a porta.

500€ al mese (per coprirmi le spese del carburante: il pranzo lo saltavo, cercavo di non prendere sempre l’autostrada) + provvigioni.

Il secondo mese non mi pagò la fattura. Mai più. In due mesi, 650 € (un rimborso +  provvigioni per 2 sistemini stand-alone venduti) .

Ricordo quel periodo come complicato, a tratti triste (avevo pure sempre una moglie incinta disoccupata ed un figlio di 6 anni) ma intenso dal punto di vista dell’attività, dei progetti, della forza.
Ecco, se c’è una cosa che ricordo chiara e distinta di quel periodo è la meraviglia per la forza che la partita iva era riuscita a tirarmi fuori.

Una forza che da dipendente non sapevo di avere. Una forza che si trasformava all’uopo in sagacia, perspicacia, acume, ottimismo, positività. Una forza di cui, da dipendente, non avevo mai fatto esperienza. E si che non ero proprio un bambino….

La forza della responsabilità.

Ora, con quel numerino di 11 cifre, sentivo che tutto sarebbe dipeso da me. Ero consapevole che anche la fattura n°2  non pagata era in un qualche modo conseguenza di qualcosa che avevo fatto o non fatto.

Non poteva non essere così. Si chiamava responsabilità, legge di causa ed effetto, qualcuno la chiama centralità, altri causatività. Ma era chiara, indipendente dal nome di marketing che gli si affibbia, era cristallina come non mai. Come non lo era stata in anni di multinazionali e di stipendio fisso.

L’avrei approfondita tempo dopo, ma per raccontare questo, c’è tempo.

Se hai bisogno di un consiglio, un idea, anche solo di confrontarti, sono qui. Come al principio ho trovato persone che l’hanno fatto. Ma anche per raccontare questo, c’è tempo.